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venerdì 27 luglio 2012

open source... open network!

L'open source è una delle forme più interessanti di condivisione dei nostri tempi.

Mi piacerebbe paragonarlo alle storie raccontate dagli anziani del villaggio alle giovani generazioni, per erudirli sul come risolvere i problemi del vivere quotidiano. Troppo poetico? mah!

Oggi è fenomenale che ci siano persone e aziende che mettano in comune le loro esperienze in modo aperto e, soprattutto, in modo modificabile.
Gli esempi sono tanti e moltissimi sono poco conosciuti alle masse, ma non per questo meno importanti.

Il senso di questo è "collaborare conviene", come il titolo di un bell'articolo apparso su "La Repubblica" di domenica 15 luglio 2012.
Quante cose messe in comune si sono sviluppate enormemente grazie alla collaborazione "gratuita" di tanti che hanno deciso di condividere quel progetto.

Penso che le reti di imprese, possano, anzi, debbano essere considerate come delle vere esperienze di open source, anche se limitate a quelle aziende che decidono di farne parte.
Quindi credo che non debbano esistere limitazioni alle proposte dei singoli partecipanti alla rete, tutti possono contribuire alla ricerca di sviluppo, sia economico, sia progettuale della loro rete.
Diffido di quelle reti dove esistono i leader/padroni "fondatori" e i "sudditi" che hanno pochi diritti o almeno poca considerazione.

Wiva la rete libera perché avrà sicuramente più opportunità di sviluppo.

venerdì 25 maggio 2012

il web è una forma di aggregazione? crowdsourcing...

Già, una forma di rete incredibilmente efficace che ha visto in molti campi aggregarsi persone per un progetto ben definito.

Una delle forme più evidenti dell'aggregazione nel web è il crowdsourcing.
Dal punto di vista tecnico il Il crowdsourcing (da crowd, folla, e outsourcing, esternalizzare una parte delle proprie attività[1]) è un modello di business nel quale un’azienda o un’istituzione affida la progettazione, la realizzazione o lo sviluppo di un progetto, oggetto o idea ad un insieme indefinito di persone non organizzate in una comunità preesistenti (fonte wikipedia).

E' la vera "democrazia della rete", tutti uguali nel partecipare a un progetto condiviso.
Funziona?
In parte direi di sì, almeno per i progetti di crowdsourcing che conosco bene, quelli promossi da alcuni siti che offrono progetti di comunicazione o di grafica alle aziende, realizzati poi dalla rete dei progettisti che sono iscritti a quel sito.
I progetti spesso sono "strani", tipici del web, ma non mancano fior di progetti con le palle.
Però questa forma di aggregazione offre dei risultati poco democratici, infatti vincono solo in pochi, e tutti gli altri che hanno investito tempo e spesso anche denaro nel realizzare i progetti, rimangono a bocca asciutta.
Però poi si consolano nei forum dedicati, dove si scambiano opinioni, critiche, incoraggiamenti... questa è la loro seconda attività di gruppo, anzi, a volte è la prima.

Già i forum, che forza che hanno. Centinaia di persone che, quotidianamente, dedicano tempo a scambiarsi opinioni, suggerimenti, aiuti concreti, ad altre persone che condividono lo stesso forum e la "passione" che lo identifica.
Sono state spese milioni di parole per definire la potenza e valenza sociale dei forum e forse anche troppo poche. Chi non li frequenta difficilmente li sa ben valutare.

Adesso si chiamano "social network" perchè c'era bisogno di una definizione più concreta dopo il successo di FB o Linkedin e così se ne è scoperto anche l'utilità sociale e di impresa. Non sono più solo chiacchere fra "web-amici".

Direi che il web ha scatenato la voglia di aggregazione in milioni di persone, pensiamo ad esempio al campo "politico", tanto analizzato in questi giorni e chissà in quanti altri settori si svilupperà.

Grazie WEB, sei la più importante forma di diffusione del concetto di rete e anche la più semplice!

mercoledì 23 maggio 2012

EASY NETWORK, banale nella sua semplicità

Dal titolo si dovrebbe capire quale é il mio pensiero sull'Entry level delle reti di imprese.

Dopo aver vissuto e visto tante reti fallire nel tempo a causa dei troppi vincoli a fronte degli scarsi benefici, mi sono reso conto che occorre semplificare al massimo la vita dei "retisti".

Quali sono le difficoltà piú sentite?

Sicuramente al primo posto c'è la scarsità dei risultati, economici o gestionali, in tempi brevi.

Il costo di gestione di una rete, in genere, non viene ben percepita dai partecipanti, in quanto è poco conosciuto fino a un momento topico, quello in cui viene chiamato a risanare le finanze del gruppo!

L'altro aspetto che viene vissuto come notevolmente problematico é la gestione dell'attività del gruppo. Quasi sempre il gruppo opera per ottenere delle commesse per conto dei propri aderenti e qui nasce spesso il malcontento sui metodi di suddivisione del lavoro, difficile accontentare tutti, anzi facile scontentare tutti!

Tutti i partecipanti al gruppo vorrebbero essere considerati importanti, anche perché spesso le promesse di recruiting sono state completamente disattese.
E allora?
Allora sono nate, da pochi anni, le reti semplificate, come impegno e anche come attività, limitandosi spesso ad attività espressamente pubblicitarie.
Ma servono?
Certo che servono, soprattutto se consideriamo il mercato nazionale o europeo.

Prendiamo ad esempio un gruppo di imprese che si occupano di impiantistica, tipo energie alternative.
Se consideriamo le singole imprese, queste soffrono della forte concorrenza a causa della proliferazione di piccole e grandi imprese nel settore senza poter offrire molto di più dei concorrenti.

Come gruppo possono avere più chances se offrono convenienza tramite iniziative promozionali, oppure con l'offerta di sicurezza tramite garanzie esclusive del gruppo.
E il tutto veicolato semplicemente tramite pubblicità nazionale o regionale oppure ancora, per i gruppi locali, a livello provinciale.

Il fulcro dell'attività è dunque una idea marketing, veicolata tramite semplice pubblicità.
Funzionerà?
Se l'idea di base (di marketing) è onesta e sufficientemente originale è anche semplice comunicarla efficacemente, in modo da ottenere risultati concreti in tempi brevi.

Sembra troppo semplice questa teoria?
Sì lo è, ma le cose semplici sono quelle più comprensibili e valutabili, quindi con minori possibilità di contestazioni future.

Ma che gruppo è se si limita a fare attività di comunicazione strategica?
Le idee che stanno alla base della comunicazione del gruppo, dovrebbero essere originali, forti e vincenti, e questo fatto è già un ottimo step per avere un marketing mix innovativo.
Il prodotto è ben definito, o quanto meno la sua filosofia, il prezzo spesso viene evidenziato come conveniente, il posizionamento sicuramente è definito dal tono del messaggio pubblicitario, la distribuzione è ben identificata per poter arrivare ai suoi aderenti.

Quindi con questo semplice approccio, sicuramente non troppo impegnativo, esprimiamo il marketing mix in modo chiaro del gruppo.
Esempi di questi gruppi ce ne sono, anche se vedo, con un po' di perplessità, che diversi si stanno organizzando per offrire più servizi ai propri aderenti, perdendo di vista la semplicità e aumentando costi e vincoli!

La semplicità paga, non lasciamoci coinvolgere dalla smania di voler fare di più senza avere giá le spalle più che robuste.

venerdì 18 maggio 2012

Commercio: Reti di imprese o Franchising?

Per il consumatore non ci sono differenze fra reti, catene, franchising..., tutte rappresentano comunque una filosofia di imprese organizzate (soprattutto nel commercio) che definisce, a torto o a ragione, un'offerta vantaggiosa rispetto ai singoli imprenditori.

Vera o falsa che sia questa percezione, dovrebbe comunque far riflettere sull'importanza dell'aggregazione e non solo nel settore commercio o attività rivolte al grande pubblico (lo vedremo più avanti).

Però le differenze ci sono e come!
Pur essendo tutte forme di offerta organizzata, le ho provato a sistemare in un banalissimo grafico, giusto per capire cosa si può ottenere e a cosa occorre rinunciare.


Le quattro aree del grafico, identificano le zone poco importante e molto importante per le due caratteristiche valutate.

L'area del valore poco importante è logicamente quella che va da 0 a 50%, quella molto importante da 50 a 100%.
Le due zone colorate sono le aree più significative, quella rosa la più problematica in quanto offre poca libertà imprenditoriale e anche pochi vantaggi economici, quella verde la più positiva, con molta libertà unita a molti vantaggi!

Io, in base alla mia personale esperienza, ho posizionato le varie tipologie di organizzazione di imprese nelle varie aree.

Leggendo il grafico, ipotizzo che a livello di vantaggi economici la catena è quella che ne offre di più, il franchising un po' meno e a seguire gli altri soggetti.

A livello di libertà di impresa, la catena è a zero (non esiste più la singola impresa...) il franchising è medio basso, il consorzio e l'associazione sono buoni, il gruppo marketing è al massimo.

Provate a posizionare nel grafico la vostra singola impresa e valutate cosa vorreste di più dal mix libertà/vantaggi e semplicemente risulterà la forma aggregativa che potrebbe interessarvi.

Per catena intendo una impresa che cede totalmente o quasi la propria attività a una società di gestione. Il tipo di vincolo/cessione definisce un ulteriore livello del mix.

Il Franchising, noto a tutti, ha un mix di organizzazione aziendale e individualismo che oggi è molto variabile, si va dal modello soft, adozione di un solo importante vincolo (ad es solo la merce acquistata oppure solo di marketing) a quelli decisamente più vincolanti che prevedono il marketing mix completo, dagli acquisti alle vendite.

Il gioco di squadra: la caratteristica più importante di una rete di imprese

Ci possono essere tantissime caratteristiche che motivano l'esistenza di una rete di imprese, ma una sola è fondamentale.

La caratteristica fondamentale, la più importante, da tenere sempre in massima considerazione, è quella di definire un OBIETTIVO DI GRUPPO che esprima un vero vantaggio per le singole imprese, cioè valorizzare il "gioco di squadra".

Il vantaggio competititvo dell'obiettivo di gruppo, deve essere sempre difficilmente raggiungibile dai "suoi" singoli componenti, almeno con un impegno imprenditoriale, economico e umano, normale (dico "suoi" perchè potrebbe benissimo essere una caratteristica raggiungibile da una impresa concorrente con risorse sopra la media).

Il vantaggio competititvo dell'obiettivo di gruppo, da far tenere sempre ben chiaro nella mente degli aderenti, va costantemente monitorato per evitare che nel tempo perda valore, intensità o significato.



giovedì 17 maggio 2012

A che cosa serve una rete di imprese







L'errore più frequente nella costituzione di una rete di imprese è quello di non avere ben chiaro, fin da subito, cosa fare, cioè quale obiettivo primario perseguire.

Tanti consorzi o gruppi più o meno organizzati si sono costituiti senza avere le idee ben chiare sulle attività da realizzare, con il risultato che sono diventati dei semplici doppioni delle singole imprese, solo un po' più grandi.
Che grave errore!
E di questo, spesso, bisogna ringraziare chi ha avuto, fino ad oggi, il ruolo e il potere di offrire supporto alle imprese per mettersi in rete.
Incapacità?
Non proprio incapacità, ma mancanza di visione strategica, soprattutto pensando che al 90% se ne sono occupate persone che di mestiere facevano i funzionari sindacali in associazioni di categoria!
Purtroppo chi opera con le imprese a livello sindacale è abituato a ragionare pensando a una specifica categoria nel suo insieme, vedendola come la massima espressione di un eventuale raggruppamento.

Ma qui torniamo al problema iniziale, l'obiettivo.
L'attività sindacale ha come massima espressione la difesa della categoria e questo poco c'entra con un gruppo ridotto di imprese che ha ben altre finalità.

L'obiettivo, per un gruppo, deve essere chiaro e ben distinguibile dall'attività delle singole imprese:

non dovrebbe mai succedere che un gruppo faccia cose che anche i suoi singoli componenti potrebbero fare senza sforzo.

Un esempio: un gruppo può avere come obiettivo pubblicizzare le attività svolta dai componenti, ma lo deve fare a livello nazionale o internazionale, un livello che i singoli imprenditori del gruppo non possono raggiungere.

Oppure, se il gruppo è anche di acquisto, occorre che le condizioni che riesce a ottenere siano sempre migliori rispetto a quelle che potrebbero ottenere i singoli.
Sembra una banalità, ma questo aspetto rappresenta il motivo più frequente di insuccesso di gruppi organizzati.

Ma per rispondere alla domanda iniziale cioè a cosa serve una rete di imprese, direi che oggi serve soprattutto a sviluppare l'attività dei singoli componenti, come quantità, come qualità, come innovazione, come remunerabilità, come garanzia/tutela.
Se io come singolo imprenditore non posso permettermi di fare pubblicità a livello nazionale, oppure non posso fare ricerca per innovare i miei prodotti, oppure... ecco che in rete avrò sicuramente più opportunità di successo.


mercoledì 16 maggio 2012

Mettersi in rete, opportunità o ultima spiaggia?





Dieci anni fa, entrare a far parte di una rete di imprese era considerato essere un imprenditore di serie B, uno di quelli che ha bisogno degli altri per sopravvivere, oppure esattamente l'opposto, cioè entrare a far parte in un club di imprenditori di prestigio.
In mezzo ci stavano la maggior parte di imprenditori che non credevano nell'aggregazione come importante strumento di sviluppo.

Trenta anni fa, i primi raggruppamenti si chiamavano consorzi, erano finalizzati a ottenere vantaggi quali commesse di un certo livello e avevano anche un discreto tornaconto economico grazie a cospicui contributi, spesso a fondo perduto, che regioni o province elargivano con abbondanza.

Ne ho usufruito anche io, fondando insieme ad altre 4 imprese, il primo (almeno così ricordo) consorzio di agenzie di pubblicita che esisteva in Italia.

E oggi?
Oggi ritengo che il raggruppamento di imprese possa essere davvero una grande opportunità per sviluppare la propria attività.
Il problema é che per partire con una rete ci vogliono discreti investimenti e a livello di contributi pubblici se ne vedono davvero pochi (ieri però ho letto di importanti contributi che la regione Lombardia ha destinato allo scopo, forse qualcosa si sta muovendo).

Una impresa in crisi, come ce ne sono tante, che cosa ottiene entrando in una rete orizzontale o di filiera?
Un primo importantissimo vantaggio, non é piú sola, sia l'impresa sia la persona imprenditore!
E questo può voler dire condividere le proprie aspettative o frustrazioni con altri imprenditori che sicuramente possono offrire un valido supporto.

E allora tutti in rete!